
Chi tutela la specificità della categoria professionale dei Quadri italiani? I Quadri direttivi italiani trovano legittimità nel nostro ordinamento del lavoro con la legge 190/1985, che ha introdotto la categoria dei quadri intermedi nell’ordinamento italiano modificando l’art. 2095 del Codice Civile che ora recita che: “I prestatori di lavoro subordinato si distinguono in dirigenti, quadri, impiegati e operai. Le leggi speciali [e le norme corporative], in relazione a ciascun ramo di produzione e alla particolare struttura dell’impresa, determinano i requisiti di appartenenza alle indicate categorie”. Quindi fino al 1985 non c’era traccia nel nostro ordinamento, tra i lavoratori subordinati, della categoria dei Quadri.
Eppure il Middle Management è una delle leve che le imprese in tutto il mondo usano per competere al meglio. I Quadri direttivi sono sempre più manager, di se stessi e di organizzazioni complesse, molte volte anche senza dirigenti di riferimento ma direttamente in collegamento con la proprietà dell’azienda. Sempre più spesso il direttore di un albergo, il direttore di un ipermercato, il capo della logistica e del sistema informatico aziendale sono Quadri, con percorsi di studi di tutta eccellenza e capacità di guida di team complessi. L’evoluzione di un ruolo, quello dei Quadri, che è sempre più strategico e che porta a ridefinire continuamente le competenze del middle manager alla luce delle profonde trasformazioni in atto negli assetti organizzativi delle imprese e dell’economia.
Con questa inchiesta INFOQUADRI vuole ricercare, riportare e informare della grande quantità di sigle, finti sindacati, sindacati che rappresentano altre categorie ma che voglio associare anche Quadri, veri sindacati e semplici associazioni di rappresentanza di interessi che in qualche modo hanno nella loro attività lo sviluppo, il sostegno e la rappresentanza della categoria dei Quadri direttivi italiani.
Un viaggio non facile, che mensilmente aggiorneremo e che vi anticiperemo anche con la nostra newsletter, in cui vedremo la lentezza di adeguamento dei contratti collettivi, la mancanza di attenzione sul dumping sociale che deriva da contratti collettivi con minimi retributivi inferiori a quelli indicati dalla ordinaria contrattazione collettiva (i cosiddetti contratti pirata) e la necessità, ormai inderogabile, di emanazione di una legge in merito alla rappresentatività sindacale.
La nostra inchiesta vuole essere un contributo per informare. Seguiteci!
Antonio Votino
Direttore Responsabile INFOQUADRI
ANQUAP: il sindacato dei direttori e assistenti amministrativi della scuola verso il congresso leggi l’articolo
Quadri bancari: il ruolo e l’attività di FABI leggi l’articolo
Quadri P.A.: dal nuovo contratto collettivo OK alle alte professionalità leggi l’articolo
Dirigente, Quadro e impiegato: le differenze che valgono leggi l’articolo
Cassazione, Quadro pubblico impiego: una sentenza importante leggi l’articolo
EDITORIALE DI NOVEMBRE:
Sullo Smart Working il sistema Paese sta perdendo una grande occasione
di Antonio Votino Direttore responsabile
Una innovazione non può mai essere introdotta per legge. Questo è ancora più vero per le innovazioni che toccano diritti e doveri nrl lavoro. In Italia è stato introdotto per legge lo smart working, ci siamo arrivati impreparati come sistema normativo e come sistema di governace delle imprese, la pandemia ci ha messo in difficoltà e l’unica soluzione era quella di mandare tutti a casa. Ma chi ha diritto ad ottenere la possibilità di lavorare da casa o da altro luogo diverso dalla sede aziendale? E chi sceglie di non adottare (perché non può o non vuole) lo smart working che diritti ha? La possibilità di lavorare da casa o, comunque, da luoghi che si trovano al di fuori dei locali aziendali costituisce un elemento estremamente positivo sia per il datore di lavoro che per il dipendente. Eppure qualcosa sta sfuggendo all’analisi del fenomeno. Per primo i numeri, fortemente ridimensionati nel post pandemia rispetto il periodo Covid19, rispetto ai 6,6 milioni di lavoratori in periodo pandemico nel 2022 sono scesi a 3,6 milioni (ben il 541% in più rispetto al periodo pre-Covid) e a fine 2024 si stima che aumenteranno a circa 3,8. Una tendenza cresciuta in particolare nelle grandi imprese, con oltre un lavoratore su due….. continua la lettura dell’articolo.