Dicembre 24

Smart-working: iniziamo a pensare al dopo

Oltre lo smart-worming perchè ll futuro del lavoro è ibrido. Mettendo al centro le persone, le aziende devono ripensare al modo in cui modellano gli schemi di lavoro, mentre le nuove modalità dovranno essere adattate e reinventate per venire incontro ai desideri dei dipendenti.
Molte aziende, tra cui Ford, Microsoft, Citigroup e KPMG, affermano di avere l’intenzione di adottare modelli di lavoro ibridi. Anche la catena di negozi Target, negli USA, consentirà al personale della sede centrale di lavorare da remoto – nonostante il capo di Goldman Sachs David Solomon definisca il lavoro a distanza una “aberrazione”. Ambienti di lavoro ibridi diversi tra loro prenderanno forma intorno a esigenze aziendali uniche. Il personale di PwC inizierà e terminerà il lavoro quando lo desidera e avrà la possibilità di lavorare da remoto, come chiede più della metà dei dipendenti. Anche per Deloitte nel giro di pochi anni il concetto di Social Enterprise, ponendo al centro la persona nel rileggere le relazioni tra individuo e organizzazione e tra organizzazione e società, è diventato sempre più una realtà. A determinarne la diffusione è stato il crescente empowerment degli individui nelle relazioni lavorative e la conseguente attenzione verso gli impatti delle organizzazioni sulle comunità in cui operano. Allo stesso tempo, è ormai evidente il ruolo chiave della tecnologia come driver principale nella creazione di valore. Con lo studio Human Capital Trends 2020 – The social enterprise at work, nella sua 10° edizione, Deloitte ha approfondito queste tematiche e capire come dall’interazione tra uomo e tecnologia possa scaturire un valore ancora da esplorare. Solo una prospettiva che vede l’elemento umano e quello tecnologico come integrati può aiutare le aziende a superare i conflitti derivanti dal binomio uomo-tecnologia, adottando tre cambi di paradigma:

  • Alimentare il senso di appartenenza e il desiderio di individualità ed unicità. 
    Secondo il report per il 79% dei partecipanti questo è un tema chiave per il successo dell’organizzazione nei prossimi 12 – 18 mesi. Le differenze individuali possono essere una risorsa e la combinazione di capacità complementari e uniche può essere lo strumento per raggiungere obiettivi condivisi. Per fare questo, le aziende dovranno lavorare per creare legami stabili tra gli individui, rafforzando tali relazioni attraverso uno scopo comune, il purpose.
  • Creare sicurezza in un mondo in costante divenire e che si reinventa. La tecnologia richiede alle persone di “reinventarsi” costantemente; Il 53% dei rispondenti alla ricerca ritiene che la metà o tutta la forza lavoro sarà chiamata a sviluppare nuove capacità e competenze nei prossimi tre anni. La spinta a “reinventarsi” sarà la chiave per liberare il potenziale delle persone e sostenere la crescita nel lungo periodo.
  • Agire nell’era dall’incertezza. La tecnologia alimenta la sensazione che tutto sia in divenire. Allo stesso tempo, avere delle certezze a cui ancorarsi è fondamentale per poter prendere delle decisioni. In un contesto simile, molte aziende potrebbero trovarsi in difficoltà. Sebbene la quasi totalità dei partecipanti alla ricerca riconosca la centralità del cambiamento, solo il 50% si dice pronta. E se guardassimo all’incertezza come portatrice di nuove opportunità? Per farlo le aziende dovranno avere una chiara prospettiva sul futuro del mondo del lavoro, concentrandosi sulla perspective.

Ma queste spinte al cambiamento sono quegli attributi che permetteranno alle aziende di superare gli apparenti paradossi del binomio uomo-tecnologia, risolvendo quelle che solo apparentemente sono delle contraddizioni e dei trade off: appartenenza o individualità, sicurezza o reinvenzione, azione o incertezza. Solo facendo propri questi principi le aziende saranno in grado di affrontare con successo lo scenario futuro in ambito Human Capital, accogliendone il valore e funzionando come una vera Social Enterprise, con tutti i paradossi e le opportunità che la contraddistinguono.