Luglio 24

Green pass al lavoro: cosa succede se scade

Cosa fare se la certificazione scade durante l’orario di lavoro. Il Green pass, come ormai sappiamo ha la validità di 48 ore che scattano dal momento in cui è stato effettuato il tampone e non da quando è stato ottenuto il risultato. I test molecolari hanno durata sarà di 72 ore. Può capitare quindi che la certificazione non venga erogata in tempo per l’orario di entrata sul posto di lavoro. Sono parecchie le contestazioni che i deputati al controllo (soprattutto Quadri direttivi) stanno indirizzando a lavoratori con Green pass scaduto.

Forniamo le spiegazioni come riportate nelle FAQ ministeriali e le direttive date per la pubblica amministrazione dalle autorità deputate al controllo: il lavoratore in attesa di Green pass può comunque accedere presentando la documentazione ottenuta dopo aver effettuato il test, che viene rilasciata dalle strutture sanitarie, dalle farmacie o dai laboratori di analisi. Quindi un dipendente che si reca in ufficio tutti i giorni è costretto a sottoporsi al tampone ogni due giorni (i tamponi costano 8 euro per i minorenni e 15 euro per gli over 18). Non sono ritenuti validi ai fini di ottenere il certificato i test ”fai da te”, i test salivari o i test sierologici. Il lavoratore può decidere di sottoporsi al tampone rapido e questo sarà valido soltanto per gli operatori sanitari in grado di comunicare, attraverso una procedura informatizzata i dati personali e l’esito negativo del tampone alla piattaforma nazionale, che poi metterà a disposizione del cittadino il Green pass.

E’ quindi pacifico che il documento scade dopo 48 ore, è frequente quindi che la scadenza avvenga durante l’orario di lavoro. Cosa succede in quel caso? Si viene allontanati dal posto di lavoro? Le indicazioni sono quelle che impongono al datore di lavoro, ed ai suoi preposti, di controllare il Green pass nel momento del primo accesso alla sede di impiego, che si tratti di una fabbrica o di un ufficio, e non in un secondo momento. Secondo le disposizioni ufficiali quindi, se la certificazione scade durante l’orario di lavoro il dipendente può rimanere in servizio e l’azienda non è obbligata ad allontanarlo, sarà poi compito del lavoratore stesso, in caso di ingresso al lavoro nel giorno successivo, effettuare un nuovo tampone ed ottenere una nuova certificazione da esibire.
Nel caso in cui il lavoratore non sia in possesso della certificazione verde per un ritardo nell’emissione da parte della piattaforma utilizzta per la gestione dei certificati, questo può chiedere delle ore di permesso in attesa del documento, oppure accedere al lavoro tramite la documentazione alternativa ottenuta dopo aver effettuato il test e che dimostra l’esito negativo del tampone. Una delle Faq del Governo recita:

”Per i soggetti in attesa di rilascio di valida certificazione verde e che ne abbiano diritto, nelle more del rilascio e dell’eventuale aggiornamento, sarà possibile avvalersi dei documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta”.

I permessi retribuiti in questa evenienza sono a tutti gli effetti delle assenze dal lavoro giustificate e retribuita come da contratto. Essendo necessario presentare il Green pass soltanto al primo ingresso, l’importante è quest’ultimo sia valido in quel momento. La possibilità di restare al lavoro dopo la scadenza del certificato non rende necessario, al netto di casi eccezionali, sottoporsi ad un tampone durante l’orario di lavoro.
Inoltre, essendo la verifica circoscritta all’accesso al luogo di lavoro, il lavoratore sprovvisto di Green pass non può rimediare esibendo il documento in un secondo momento.