Maggio 24

Pensioni: Fornero peggiora ancora i tempi per andare in pensione

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La riforma delle pensioni, introdotta dall’ex ministro del lavoro Elsa Fornero, continua a destare preoccupazione tra i lavoratori italiani. Al centro delle discussioni vi è l’ulteriore peggioramento dei tempi necessari per accedere alla pensione, un tema che tocca da vicino milioni di cittadini. La legge Fornero, già nota per aver allungato l’età pensionabile e aumentato i requisiti contributivi, sembra non aver posto fine alle modifiche in atto, alimentando incertezza e malcontento. Questa situazione solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema previdenziale attuale e sulla necessità di trovare soluzioni eque che possano garantire un futuro sereno ai lavoratori, senza gravare eccessivamente sulle generazioni più giovani. L’attuale dibattito si concentra sulla ricerca di un compromesso tra la necessità di assicurare la stabilità finanziaria dei fondi pensione e il diritto degli individui di godere di un meritato riposo dopo anni di lavoro.

L’effetto della legge Fornero, la riforma che nel 2011 ha rivisto le regole per il pensionamento, è stata ispirata dalla necessità di salvaguardare i conti pubblici nel lungo periodo ma sta continuando a produrre effetti che sono anche in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Se si traguarda la riforma con la sola lente dell’età, la pensione di vecchiaia a 67 anni è un obiettivo che molti sistemi pensionistici in Europa si sono posti ma ci sono evidenti differenze oggi tra l’età di pensionamento in Italia rispetto al resto dei paesi UE: in Francia bastano 62 di anni (ma con la riforma Macron si salirà a 64 anni nel 2030), in Svezia ne sono sufficienti 61 anni (ma anche qui è stato disposto un aumento a 64 anni), in Belgi 65 oggi ma 66 anni nel 2025 e poi raggiungere i 67 anni nel 2030.
Ci sono tante altre misure che consentono di smettere di lavorare anche prima dei 67 anni in tutti i paesi UE ma per tutti gli europei l’opzione più gettonata per andare in pensione è quella di vecchiaia- In Italia il requisito anagrafico è stato portato per tutti a 67 anni dalla legge Fornero e in media in Italia si vada in pensione molto prima dei 67 anni in virtù anche di meccanismi di uscita anticipata dal lavoro. A confermarlo è l’11° Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano, riferito al 2022, curato dal Centro studi e ricerche itinerari previdenziali sulla base dei dati ufficializzati dall’Inps.

Il risultato della lettura del rapporto e che in media l’età, per coloro che accedono alla pensione di vecchiaia, è persino più alta dei 67 anni richiesti dalla normativa. Per gli uomini, infatti, il collocamento in quiescenza avviene a 67 anni e 4 mesi, mentre per le donne a 67 anni e 3 mesi.
Sicuramente troppo elevata l’età per il pensionamento in Italia, ed una strada che va perseguita deve tener conto di altre possibilità per consentire di smettere di lavorare e favorire il cambio generazionale. La stessa legge Fornero ha previsto alcuni casi: la pensione anticipata che oggi consente l’accesso alla pensione indipendentemente dall’età anagrafica, se si hanno maturati almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. A questa si aggiunge poi l’opzione riservata ai precoci, dove l’accesso alla pensione avviene con soli 41 anni di contributi, come pure Quota 103 con cui il collocamento in quiescenza era possibile a 62 anni di età e 41 anni di contributi. Senza dimenticare Opzione Donna.
Il rapporto indica che le pensioni anticipate sono molte di più di quelle di vecchiaia, incidendo così sull’età media del pensionamento in Italia che nel 2022 si è attestata a 64 anni e 4 mesi. Va meglio agli uomini (che rappresentano il 59% dei pensionamenti) con un’età di 64,2 anni, mentre in media le donne smettono di lavorare a 64 anni e 7 mesi.
Alla luce delle analisi del rapporto molti osservatori hanno confermato la bontà della legge Fornero considerando i benefici che una tale riforma ha avuto. Essendo però stata promulgata in anni molto diversi, per congiuntura economica e stili di vita, di quanto oggi si registra nella nostra società dove il post Covid ha modificato di molto le modalità di lavoro e i tempi del lavoro, la legge Fornero ha avuto sicuramente il merito di aver messo in sicurezza il sistema previdenziale italiano, permettendo di risparmiare oltre 30 miliardi di euro (di cui 22 miliardi erano già stati recuperati al 2020) e ad oggi non sembrano esserci forze politiche che credono che ci siamo riforme sostenibili per il nostro Paese.
La gran parte del lavoratori, poi, saranno in pensione con un sistema di calcolo contributivo e , intorno al 2030 secondo le stime, sarà maggiormente possibile pensare a soluzioni di flessibilità visto che l’uscita anticipata sarebbe a carico del lavoratore. Questa sarà la strada dei futuri sistemi pensionistici: flessibilità in uscita a fronte di una pensione più ridotta, contando anche che l’importo dell’assegno dovrà essere integrato da forme complementari di pensione per garantire una vita tranquilla.

1 thought on “Pensioni: Fornero peggiora ancora i tempi per andare in pensione

  1. Sempre più difficile andare in pensione, ricambio zero. Invecchiamo con i nostri clienti e con i figli a casa. Assurdo!

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