Aprile 24

Keith Haring: la sua STREET ART dalla metropolitana di New York a Pisa

Tra le frange più arrabbiate dell’emarginazione sociale e razziale nascono esperienze artistiche di grande espressività, come quelle di  Keith Haring  (Reading, 1958 – New York, 1990): riconosciuto tra i padri della street art, e uno degli artisti più iconici del Graffitismo  di frontiera, è riuscito a far vivere l’arte fuori dalle gallerie e  dai musei.    

Nel 1989, Keith Haring  soggiornò a Pisa per dipingere su una parete del convento di Sant’Antonio, il murale Tuttomondo: il  progetto nacque da un incontro tra l’artista e il giovane studente Piergiorgio Castellani,  avvenuto a New York nel 1987; la mostra a Palazzo Blu, a Pisa, rinsalda il legame tra Keith Haring e la città toscana, rendendo omaggio all’artista statunitense.

Nato il 4 maggio 1958 a Reading, in Pennsylvania, e appassionato disegnatore di cartoni animati, Haring ben presto si iscrive alla scuola d’arte di Pittsburgh; in seguito si trasferisce a New York e nel 1978 entra alla School of Visual Arts.   All’inizio la sua tela è la metropolitana di New York, utilizzando semplici segni grafici per disegnare bambini, animali, televisori, angeli e, dovendo agire all’insaputa degli agenti di polizia e degli addetti, crea a una velocità eccezionale: quando vede un pannello pubblicitario inutilizzato, scende dal treno per disegnare di getto, poi risale, dando forma a un linguaggio immediatamente riconoscibile, chiamato il “Codice Haring”.

Molta della sua arte contiene messaggi legati all’AIDS, alla droga eall’Apartheid, con il passare del tempo Haring matura, la materia della sua arte si fa più profonda e complessa. La maggior parte dei lavori di Haring è senza titolo; l’artista preferisce lasciare al pubblico l’interpretazione dell’opera. Gli artisti che più lo ispirano sono Henri Matisse, Fernand Legér, Pablo Picasso, Jackson Pollock, Pierre Alechinsky, Jean Dubuffet, Clifford Still, Mark Tobey, Stuart Davis, Roy Lichtenstein e Andy Warhol.

Il percorso della mostra si divide in nove sezioni: si parte dalla sala che ci fa scendere nelle viscere della metropolitana newyorkese; a seguire la fluorescenza, la luce soffusa, la pavimentazione a scacchi ci catapultano nei club tanto in voga negli Anni Ottanta a New York. Gli artisti usano le bombolette spray come pennelli, per le strade, nei locali. Tutta la città è la loro tela. Basquiat si firma con il nome di SAMO. Haring organizza un graffiti show al Mudd Club, con Futura 2000 e Fab 5 Freddy. Nella sala Le storie è esposta l’opera The Story of Red + Blue, 1989, una serie di litografie realizzata espressamente per i bambini.

A emergere in mostra  è, poi, il contributo di Haring al panorama musicale, accostandosi a molti generi, dall’hip hop alla house music, passando per il punk rock e la new wave: star del calibro di Grace Jones e Madonna lavorano spesso con lui per realizzare video, costumi e performance dal vivo. La collaborazione con lo scrittore beat  William Burroughs è alla base di Apocalypse, 1988, serie che offre un assaggio del suo inferno personale. Composta da dieci brani in prosa di Burroughs, Apocalypse è un’indagine del caos che distrugge il mondo,  Haring ne elabora una propria interpretazione, illustrando  ogni immagine, con la tecnica del collage, riprendendone le parole e utilizzando pubblicità, riferimenti alla storia dell’arte e teologia cattolica per amplificare le scene di caos.

Lo stesso anno a Haring è diagnosticata l’AIDS e l’opera Untitled (Self-Portrait), 1988, mostra la sofferenza, la paura, la forza con la quale l’artista affronta la malattia. La mostra si chiude con The Blueprint Drawings, un portfolio di diciassette serigrafie che riproducono alcune delle prime e più pure narrazioni visive, realizzate nel 1990, a un mese dalla morte. Morto prematuramente all’età di soli 31 anni, tuttavia le sue opere e il suo messaggi, rimangono ancora rilevanti, specialmente nel mondo di oggi, a 31 anni dalla sua scomparsa, con i problemi globali che stiamo affrontando ogni giorno.

Con Haring a Pisa apprendiamo come Castellani portò Haring in città e come nacque Tuttomondo, alla cui realizzazione partecipò l’intera città: un’opera d’arte dove ogni cittadino si sente creatore e f autore.Curata da Kaoru Yanase, Chief Curator della Nakamura Keith Haring Collection, la collezione personale del Dr. Kazuo Nakamura, oggi esposta nel museo dedicato all’artista che si trova Giappone, e che raccoglie opere che vanno dai primi giorni fino agli ultimi lavori di Haring.

DOVE:
BLU | Palazzo d’arte e cultura
Lungarno Gambacorti 9 Pisa
Tel. +39 050 916 950
Mail: info@palazzoblu.it

Organizzazione: Fondazione Pisa MondoMostre

QUANDO:
fino al 17 aprile 2022

Orari:
Palazzo Blu sarà aperto dal lunedì al venerdì con orario 10-19
Il sabato, la domenica e i festivi con orario 10-20

Call Center
Gruppi: 02-92897793 (lun-ven 9-18)
Singoli: 02-92897755 (lun-ven 9-18)

r informazioni:
https://palazzoblu.it/mostraharing/