Luglio 24

Smart-working = più lavoro: aumentano gli straordinari non pagati

L’ammontare degli straordinari non pagati è cresciuto nello scorso anno, lo afferma Adp Research Institute in una ricerca dal titolo People at Work 2021 rioresa da Business People. La quantità media di tempo libero “regalato” dai lavoratori italiani alla propria azienda è aumentato di circa due ore a persona a settimana dall’avvento del Covid-19. Va detto, però, che la media resta comunque inferiore rispetto al resto del mondo. La ricerca che analizza gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti dell’attuale mondo del lavoro e le loro aspettative e speranze future, attualmente la quantità media di straordinari non retribuiti ogni settimana è di circa 6 ore a persona, mentre nei livelli pre-Covid si attestavano a 4 ore settimanali.
“I lavoratori stanno accumulando abitualmente ciò che ammonta a circa una giornata lavorativa di straordinari non pagati ogni singola settimana”, commenta Marisa Campagnoli, HR Director di Adp Italia. “L’arrivo del Covid-19 ha portato molte persone a lavorare in numero di ore superiore, ma in molti potrebbero aver faticato nell’affrontare questa situazione. Molti si sono trovati a fare più dell’abituale per placare le preoccupazioni circa la propria sicurezza lavorativa, per compensare il vuoto lasciato dai colleghi che hanno perso il lavoro, o perché, lavorando da remoto, i confini tra lavoro e vita domestica sono diventati più labili”.
In base all’analisi di Adp in Italia, diminuisce dell’8% circa la percentuale di chi non effettua straordinari, ma questo calo è controbilanciato dal forte aumento di chi lavora “gratis” tra le 6 e 10 ore a settimana (+7,3%), in aumento del 2% circa anche chi lavora 11-15 ore in più, 16-20 ore e addirittura 21-25 ore in più. A livello mondo, la quantità media di straordinari gratis ogni settimana è ora di 9,2 ore a persona, cresciuta rispetto alle 7,3 ore pre-pandemiche. L’Italia si attesta quindi su una media più bassa. Un lavoratore su 10 globalmente, sta regalando 20 ore settimanali al suo datore di lavoro, una proporzione che è raddoppiata nell’ultimo anno rispetto a uno su 20 (5%) prima della pandemia. Chi lavora da casa svolge più straordinari non pagati rispetto a chi lavora in ufficio, 6,1 ore a settimana di media contro 5,3. Tuttavia, coloro che hanno un approccio ibrido, combinando lavoro da casa per parte della settimana e lavoro in presenza il resto del tempo, fanno più di tutti ovvero 6,8 ore.
“Questi risultati hanno posto fine all’idea di alcuni imprenditori che lavorare da casa sia una scusa per rilassarsi, tutt’altro. Essendo stati forzati in questo esperimento di lavoro da remoto e visto quanto sforzo sta facendo il personale, le imprese potrebbero permettere una maggiore flessibilità delle strutture di lavoro per continuare ad andare avanti, magari con una struttura ibrida che venga però ben regolata e organizzata”, ribadisce Marisa Campagnoli. “Ci sono ancora molte domande aperte sullo smartworking e il modello ibrido, su che cosa potrebbe significare per la produttività, per il team building, per lo sviluppo del personale e per la progressione di carriera, così come occorrerà ripensare gli spazi dell’ufficio. Al momento, non ci sono ancora facili risposte a questo enigma”.
Il tema resta comunque caldo e si inserisce nel dibattito aperto sulla gestione dello smart working e sul diritto alla disconnessiine.