Dicembre 24

CIAK Motore: la FormAzione, cinema e management

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Citando il titolo del “vademecum filmico per il formatore non convenzionale” di Stefano Cera (Ed. Palinsesto, 2015, Roma), vogliamo fare in questa intervista con l’autore, un focus su come il Cinema sia ancora, dopo quasi dieci anni dalla prima edizione del libro, con in mezzo pandemie, lockdown e restrizioni varie, l’amplificatore potenziale più efficace per l’apprendimento nel campo formativo-sociale.
Stefano Cera è formatore specializzato nell’apprendimento esperienziale e metaforico (ad es. cinema e musica) e nello sviluppo personale e organizzativo, in particolare sui temi della comunicazione efficace (in presenza e a distanza), sul public speaking e la gestione delle controversie. Inoltre, e’ Responsabile scientifico e formatore accreditato presso il Ministero della Giustizia per i corsi sulla Mediazione civile e commerciale; è Presidente del Consiglio Direttivo Regionale del Lazio di AIF (Ass. Italiana Formatori) e Consigliere nazionale dell’Associazione Connectance; coach, speaker nella trasmissione Così parlò Cerathustra e #insiemeCERAfaremo; infine, autore di monografie, saggi ed articoli su temi di formazione comportamentale e su temi legati alla gestione costruttiva delle controversie; autore di Ciak…Motore… Form_Aaaazione! Vademecum filmico per il formatore non convenzionale (Palisesto, 2016) e La carica dei 101 (e oltre) video per il public speaking. Imparare a parlare in pubblico con i Ted Talks e scene dei film (in riga, 2023).

Non a caso abbiamo posto l’attenzione sul recente passato, quando durante il lockdown trascorso appunto in casa in compagnia di Netflix ed altre piattaforme simili, insieme alla ‘panificazione a gogo’, il passatempo maggiore degli italiani sia stato farsi una ‘Cultura’ su film, serie e quant’altro, anche solo per “passare del tempo”, in compagnia appunto, visto la desolante solitudine a cui il virus ci aveva costretto a vivere, ma anche per trovare nuovi stimoli ed emozioni pensando al dopo, come riappropriarsi e approcciarsi di nuovo alla vita sociale e lavorativa.

Certo, se si amplia il raggio della nostra analisi nel campo professionale, il ruolo del formatore, o meglio formaTTore, come ama definirsi Stefano Cera, è fondamentale per approfondire il tema della formazione con nuove idee, confronti e dibattiti, soprattutto nel campo della gestione delle controversie, negoziazione e mediazione annesse.

Domanda: Riprendendo tout court le tue parole Stefano, il ruolo del formatore vuole “sinteticamente, raggiungere diversi obiettivi: definire, innanzitutto, una possibile proposta metodologica circa l’uso di film e video nelle attività di formazione; parlare dei diversi stili del formatore che utilizza tali materiali; dare una prima (e sicuramente parziale) visione d’insieme di alcune ‘reinterpretazioni’, soprattutto sul tema della risoluzione delle controversie, suddivise per scene e schede di film; definire una proposta di ‘cassetta degli attrezzi’ per il formatore che vuole utilizzare il materiale filmico in aula”…
Dopo le recenti esperienze, personali e collettive, ritornando in campo, negli usuali luoghi del (tuo) Lavoro, queste premesse sono ancora valide, ovvero il tuo approccio e’ sempre quello descritto o, in qualche modo, il campo d’azione, il metodo utilizzato e le ‘risoluzioni’ hanno subito delle modifiche?

Risposta: In primo luogo vorrei fare una distinzione tra i diversi aspetti della mia attività di formatore: mi spiego meglio, se il video ( perché parlo di video in realtà, particolari spezzoni e non di film per intero) ha uno scopo di intrattenimento, la mia interpretazione segue alla visione, dando un qualche mio punto di vista, per avere, per così dire, un confronto un po’ più frontale; invece, in ambito di formazione, in quel caso lavoro raccogliendo prima quelli che sono i contributi dei miei interlocutori e, successivamente, intervengo: le mie interpretazioni non sono, in realtà, proposte in prima battuta perché il mio ruolo è più quello di facilitatore. Questa specifica è importante perché la formazione poggia molto sulla facilitazione, prima ascoltiamo i vari punti di vista delle persone, il loro commenti e le loro opinioni, poi si lavora cercando di trovare un punto di raccordo tra tutte oppure un elemento di sintesi, focalizzando l’attenzione anche su alcuni spunti che, invece, posso proporre io, nel caso in cui non siano già stati presi in considerazione.
Detto questo, a me sembra che, dalla pandemia in poi, si sia data una grandissima importanza anche alle serie, le quali sono sempre state importanti anche prima, ma ora si vede che c’è stata una forte accelerazione nel loro utilizzo ‘formativo’.
Partendo da una considerazione e cioè che, non sono appassionato di serie perché lo trovo francamente faticoso, preferisco vedere un film, per quanto possa essere lungo, ma non riesco proprio a seguire le serie, salvo qualche raro caso; la mia impressione è che sia cresciuta l’attenzione nei confronti delle serie, non soltanto in termini di visione ma anche in termini di utilizzo e e di arricchimento di contenuti; invece, per quanto riguarda l’approccio metodologico, devo dire che è rimasto lo stesso, semmai il cambiamento c’è stato riguardo la fruizione, perché c’è una profonda differenza tra guardare un video in presenza, quando cioè facciamo un corso di formazione in presenza, e quando invece è online. In presenza è tutto più contenuto, un po’ tutto più semplice, preparare il video, inserirlo o meno nelle slide, a seconda dell’utilizzo che se ne fa e così via… Se, invece, usiamo le piattaforme di videoconferenza, ognuna fa storia a sé: un conto è Zoom che ti permette di condividere anche l’audio, un conto è Teams che, se non mi ricordo male, ti permette di condividere l’audio, però devi avere determinati “privilegi” come organizzatore e altro, e lo stesso vale per Cisco WebEx; per altri, invece, è preferibile non inserire il video nella presentazione o comunque mostrarlo, ma andando direttamente sulla pagina di YouTube.
Mi rendo conto di essere entrato molto nel dettaglio, ma in questo modo si spiega meglio come con la formazione online è cambiata anche la modalità di fruizione dei video.

Domanda: Il Cinema, come metodologia di mediazione e risoluzione delle controversie, ed in generale nell’ambito della formazione lavorativa, e’ “privilegiata” perché attiva dinamiche ad ampio spettro che coinvolgono tutte le dimensioni dell’essere umano, dalle ‘semplici ed immediate’ sensazioni a più complesse emozioni e esperienze cognitive.
Uscendo di nuovo allo scoperto, diciamo ”a riveder le stelle”, dopo aver rivisto quelle del Cinema sui nostri televisori o altri devices, anche il rapporto con i tuoi interlocutori, l’empatia con essi e, quindi, il loro livello di apprendimento e’ cambiato in qualche modo?

Risposta: L’empatia con gli interlocutori è sicuramente cambiata perché è indubbio che, dal momento in cui, da un’esperienza prevalentemente, se non quasi esclusivamente, in aula si passa a una fruizione più a distanza, si lavora quasi con percentuali invertite tra la formazione in presenza e quella a distanza. Da questo punto di vista posso dire che il tempo non è passato invano, nel senso che, ormai, si assiste a una formazione ibrida, con un’ attività di formazione che integra la parte in presenza con la parte a distanza, e questo significa aver lavorato maggiormente, almeno dal mio punto di vista, sulla creazione dell’empatia a distanza.
Questo ha richiesto, per quanto riguarda noi forma formatrici e formatori, uno sforzo importante perché, in qualche modo, ci siamo dovuti ricontestualizzare: la comunicazione online è una comunicazione sicuramente meno empatica, un po’ più fredda e, quindi, il fatto di essere tornati, aggiungo finalmente, in presenza, per un tempo sicuramente maggiore rispetto a quello che era la fruizione a distanza, sicuramente ha inciso a creare nuovi forme di empatia.
Da una parte si recupera la presenza così com’era prima della pandemia, senza dimenticarci di quello che è successo..perché, ad esempio, a me capita, sempre di più, una volta tornato in aula, di utilizzare alcuni strumenti che ho imparato a usare con la formazione a distanza: un esempio su tutti Mentimeter, ma potrei parlare anche di Kahoot, perché sono piattaforme digitali simili che servono per fare test, survey, questionari, domande e così via; le ho apprezzate talmente tanto che, a questo punto, le utilizzo anche in aula, perché c’è una maggior grado di fruibilità, in quanto le persone si possono collegare da smartphone e, da qualsiasi devices, sulla tua dashboard puoi controllare le risposte, le puoi proiettare, le puoi condividere, quindi sono molto utili. Un altro esempio, durante il periodo della pandemia ho imparato a usare Mural ed ora prendo spunto dalle cose che facevo con questa piattaforma, per riproporle in aula, ovviamente in modalità tradizionale.
Quindi posso confermare che l’empatia che ora si costruisce con le persone è una relazione che tiene conto di quel che è successo prima (non c’è stato un azzeramento, anzi, e non poteva essere diversamente), e, quindi, stiamo andando, sempre di più, verso una formazione ibrida.

Domanda: Immaginiamo che il reframing successivo sia molto più articolato, il vissuto, dopo aver molto ‘veduto’, abbia ancor più urgenza di riemergere ed esprimersi.
Anche il tuo modo di mediare e reinterpretare tutte queste nuove esperienze ha ereditato qualcosa dal recente passato, o e’ già rivolto a future dinamiche di formazione?

Risposta: Chi fa il lavoro mio, chi si occupa di formazione in generale o che si occupa di comunicazione e di relazione con le persone non può non pensare già al futuro e, lo dicevo anche nella risposta precedente, è indubbio che ormai la formazione che abbiamo di fronte è una formazione che privilegerà sempre di più la ibridazione cioè il fatto di non avere soltanto corsi in presenza o corsi a distanza, ma di avere corsi e in presenza e a distanza. Questo vale qualunque sia per il panorama di persone che puoi avere di fronte a te ( ad esempio, di norma, per la Rome Business School faccio dei corsi in cui ho una percentuale di persone di fronte a me e un’altra, a volte anche molto alta, di persone online), quindi inevitabilmente il messaggio si costruisce in modo diverso perché si deve ragionare per i due diversi pubblici che, però sono contemporaneamente fruitori del corso, in presenza e online, e quindi questo significa che se noi prevediamo delle attività e delle esercitazioni e, per chi fa formazione esperienziale come me, ciò comporta, anche, strutturarle in modo diverso e cioè, anche in sede di progettazione, cambiare completamente le modalità con cui eravamo abituati a lavorare.
Il processo si fa ancora più complicato con uno stesso gruppo di persone, che puoi avere in un certo momento in presenza e in un altro lo hai a distanza: questo significa accompagnare le attività di progettazione anche con attività di supporto tra una sessione e all’altra, con svariate combinazioni, e i video, in questo senso, diventano fondamentali perché quelli che, ad esempio, potete trovare su Ted.com, possono essere utili per costruire proprio questo momento di raccordo.
Questa è la differenza di cui parlavo in precedenza, video e non più di film, perché i primi sono un approfondimento su determinati temi che hanno una lunghezza, in termini di tempo, che va dai tre/quattro anche ai diciotto/ venti minuti, e vanno molto in profondità su un tema specifico (quando parlo di temi, parlo di competenze, che potrebbero essere di tipo soft e di tipo hard e così via), quindi si prestano particolarmente, da una parte a richiamare alcuni concetti che sono emersi durante la sessione in aula, in presenza o a distanza che sia, e, dall’altro, a preparare la parte successiva: ciò significa che il video, oltre ad avere un valore di intrattenimento (questo già era il suo compito principale ovvero il compito con cui io l’ho conosciuto), acquisisce, ancor di più, un compito di approfondimento, di richiamo di alcuni concetti e di preparazione ai concetti successivi.

Domanda: Infine affrontiamo un tema che, ormai, ha oltrepassato la soglia dell’apprendimento, e siamo già al punto di parlare di aggiornamenti sempre più specifici, ovvero quello dell’innovazione digitale. Nel setting della tua attività didattica hai sempre messo in evidenza la necessità di avere a disposizione un apparato tecnologico che rendesse al massimo l’esperienza “comunitaria” e “comunicativa” dell’utilizzo del Cinema come strumento di formazione; nel recente passato abbiamo, necessariamente, dovuto lavorare in ‘remoto’: questa esperienza ha solo lasciato la voglia di incontrarsi nuovamente di persona o ti ha dato modo di sviluppare, ulteriormente, il tuo metodo formAttivo?

Risposta: L’esperienza della pandemia ha insegnato tanto, sia in termini di progettazione che in termini di ristrutturazione di contenuti; ad esempio, per quanto riguarda la progettazione degli interventi formativi, progettare un intervento a distanza richiede anche una componente più complessa perché, se in aula, tutto sommato, basta avere una lavagna a fogli mobili, un computer per far vedere qualche video in qualsiasi circostanza e, nel caso fosse necessario, puoi sempre risolvere al volo gli eventuali imprevisti, a distanza non è così semplice perché, comunque, hai bisogno di una struttura che sia, diciamo, più dettagliata e questo porta a lavorare di più; questo discorso vale anche per i video, che, ovviamente devi comunque preparare, ma, in questo caso, si rientra in un contesto un po’ più elaborato.
Questa è già una prima modifica, ma la fruizione dei video a distanza comporta che al formatore si richieda una competenza in più e cioè di conoscere bene la piattaforma dove proporre il video, così come avevo, precedentemente, anticipato nella mia premessa; anche quando faccio i corsi di formazione per formatori è incluso il modulo sull’uso del video nella formazione e suggerisco sempre di fare attenzione e di informarsi prima della piattaforma che si userà, ma, soprattutto, di fare pratica perché nella fruizione di video a distanza c’è una doppia connessione, noi che vediamo il video attraverso il nostro computer e la condivisione dello schermo con le persone che ci seguono, quindi c’è una doppia velocità che, qualche volta, può determinare anche delle criticità.
Nel momento in cui vai a utilizzare video, scene di film e di serie quello che dobbiamo, necessariamente, implementare è la capacità tecnica: intendiamoci, non servono grandissime competenze, però almeno un minimo di esperienza si’, per riuscire a gestire la nostra attività di formatori e formatrici e di chi, in generale, si occupa di comunicazione.

Grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza e la tua passione cinefila..e Buon Cinema a tutti.

Se volete approfondire l’argomento vi suggeriamo:

 www.stefanocera.com il canale YouTube https://www.youtube.com/@stefanocerapublicspeaking I podcast su Spotify “Public speaking per passione” “Film e video per la formazione”

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