Partecipazione dei lavoratori: approvata la legge

Il Senato con 85 voti favorevoli, 21 contrari e 28 astensioni, ha approvato definitivamente il ddl di iniziativa popolare n. 1407 sulle disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese, illustrato nella stessa seduta dalla senatrice Mancini confermando il testo già approvato dalla Camera.
Il testo della legge introduce quattro forme di coinvolgimento: gestionale, economico-finanziaria, organizzativa e consultiva. Le aziende potranno prevedere la presenza di rappresentanti dei lavoratori nei consigli di sorveglianza e di amministrazione, istituire commissioni paritetiche per l’innovazione e distribuire una quota degli utili con agevolazioni fiscali. Previsti anche piani di partecipazione finanziaria con esenzioni parziali sui dividendi. Si vuole quindi valorizzare il ruolo dei contratti collettivi e istituisce una Commissione nazionale permanente presso il CNEL per monitorare e promuovere le buone pratiche. L’obiettivo sarebbe quello di rafforzare la collaborazione tra impresa e lavoratori, migliorare la qualità del lavoro e incentivare modelli di democrazia economica.
Tuttavia, non sono mancate critiche da parte delle opposizioni e di alcuni sindacati, che hanno lamentato l’assenza di obblighi per le imprese pubbliche e una visione troppo volontaristica.
“Il disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa rappresenta un passo indietro rispetto agli obiettivi originari: viene indebolita la prospettiva di costruire un modello partecipativo autentico, basato sulla centralità della contrattazione collettiva e sul coinvolgimento effettivo delle rappresentanze sindacali” ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo “Si è scelto di demandare tutto alla discrezionalità delle imprese, rinviando alle loro previsioni statutarie l’attivazione degli strumenti partecipativi. In questo modo – ha sottolineato Buonomo – la partecipazione viene svuotata di significato e ridotta a una concessione, priva delle garanzie e del bilanciamento che solo il confronto sindacale può assicurare. Ancora più grave è l’esclusione delle aziende pubbliche partecipate, delle banche e degli istituti di credito dall’ambito di applicazione della norma”.
Di diverso avviso la Cisl “Dopo 77 anni, l’articolo 46 della Costituzione trova finalmente attuazione grazie a una mobilitazione durata due anni”. Lo afferma in una sua dichiarazione la Segretaria Generale della Cisl, Daniela Fumarola, che aggiunge: “Una lunga marcia che ha visto la Cisl raccogliere quasi 400.000 adesioni in tutte le regioni, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei territori. Un cammino della responsabilità che ha fatto emergere con forza il valore popolare e antipopulista di questa riforma: una risposta democratica ai bisogni veri delle persone, verso un’innovazione che guarda al futuro e non al passato, lontana da ogni sterile ideologismo e demagogia. Questa legge rappresenta una svolta culturale oltre che normativa. Per la prima volta il legislatore riconosce la partecipazione non come opzione astratta, ma come motore concreto capace di rilanciare salari, produttività, sicurezza e benessere lavorativo, legalità e giustizia sociale. Si valorizza la contrattazione collettiva come leva fondamentale per accordi partecipativi costruiti dal basso, nei luoghi di lavoro, incoraggiati da incentivi economici alimentati da un Fondo dedicato alla partecipazione dotato dal Parlamento di 71 milioni. Un modello inclusivo, che non esclude nessuna impresa, e che rafforza coesione, corresponsabilità, formazione e dialogo: valori indispensabili per affrontare le sfide dell’economia globale e della transizione produttiva”.
Critica la CGIL che con le parole della segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, commenta il via libera definitivo del Senato al disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese “Con la legge sulla partecipazione si cancella la contrattazione e la si sostituisce con una logica di subordinazione delle relazioni nelle imprese. “Tutto ciò è in totale contrasto con quanto previsto dall’articolo 46 della Costituzione che riconosce ai lavoratori il diritto di partecipare alla gestione delle imprese. Con questa legge – spiega Re David – saranno unicamente le aziende ad avere il potere decisionale di concedere o meno tale diritto. E solo le aziende – aggiunge – potranno decidere se dare vita alle Commissioni paritetiche, oggi già ampiamente diffuse per via contrattuale. Si depotenzia così, enormemente, il ruolo delle lavoratrici, dei lavoratori e dei sindacati”.
Per quanto riguarda Unionquadri, la legge viene giudicata interessante in considerazione dalla particolare collocazione professionale della categoria spesso vicina e quindi più sensibile alle vicende aziendali e spesso in grado di supportarne la gestione.
Non va peraltro dimenticato come nel nostro ordinamento l’articolo 46 della Costituzione riporti testualmente “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”, principio mai stato attuato. Non va dimenticato come in diversi periodi di crisi economica, si sia tornato a riproporre il tema per promuovere la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese senza però ottenere risultati concreti.
Il più noto modello di partecipazione dei lavoratori all’impresa è quello del Gruppo Volkswagen, in Italia applicato nella Lamborghini (partecipata), improntato sulla Carta dei diritti dei lavoratori che la multinazionale tedesca ha sottoscritto a livello globale e che prevede forme intense di coinvolgimento partecipativo in tutte le aziende che fanno capo al gruppo, anche nei paesi diversi dalla Germania. Detta Carta definisce i diritti d’informazione e di partecipazione e si pone come obiettivo quello di instaurare un rapporto di reciproca fiducia e rispetto tra le parti.
Tra i molti principi contenuti nella Carta, che richiama nei contenuti e nei principi gran parte delle Convenzioni OIL stipulate, è interessante leggere come il Gruppo Volkswagen riconosca espressamente il diritto di contrattazione collettiva e che di conseguenza il Gruppo Volkswagen e i sindacati o le rappresentanze dei lavoratori conducano insieme un dialogo sociale, di cui le contrattazioni collettive rappresentano una particolare forma.
Da oggi il modello di partecipazione fissato dalla legge approvata passa nelle mani degli imprenditori e dei lavoratori che dovranno insieme avviare questo percorso