Occupazione: ancora alto il divario tra offerta e disponibilità forza lavoro

Secondo Unioncamere nell’industri sono 134mila le entrate previste a maggio e oltre 412mila nel trimestre maggio-luglio. Il comparto manifatturiero, in particolare, è alla ricerca di circa 84mila lavoratori (-2,2% rispetto a maggio 2024), che salgono a 263mila nel trimestre (+0,3% rispetto allo scorso anno). A offrire le maggiori opportunità lavorative sono la meccatronica (58mila contratti da attivare nel trimestre), la metallurgia (46mila), l’agroalimentare (55mila) e le costruzioni (150mila).
La percentuale di posti di lavoro che le aziende non riescono a coprire o coprono con difficoltà a maggio è del 47%. Poco meno di uno su due. Lo ha messo in luce l’ultimo rapporto di Unioncamere/Excelsior sull’andamento del mercato del lavoro in Italia pubblicato in questi giorni. Il dato conferma un andamento registrato da tempo ma che assume rilevanza particolare in vista dell’avvio della stagione turistica estiva quando la domanda di occupati da parte delle imprese tocca uno dei suoi picchi annuali. Ma è anche un tema di dibattito con l’approssimarsi dei referendum dell’8 e 9 giugno, dove quattro dei cinque quesiti riguardano il mondo del lavoro.
Per quanto riguarda il mercato dei servizi, sono 394mila le opportunità di lavoro offerte a maggio e 1,2 milioni entro luglio. A cercare nuovi lavoratori sono soprattutto le imprese della filiera turistica, che puntano a inserire 147mila lavoratori a maggio e 446mila nel trimestre maggio-luglio. Seguono il commercio (229mila assunzioni previste nel trimestre) e i servizi alle persone (200mila).
La quota maggiore del fabbisogno occupazionale sta riguardando la Lombardia con oltre 714mila unità (pari al 19% del totale nazionale), seguita da Lazio (379mila unità), Veneto (346mila unità) ed Emilia Romagna (quasi 336mila unità). Osservando invece la dinamica (in termini di rapporto tra fabbisogno e attuale stock occupazionale), le prime posizioni sono occupate da Trentino Alto Adige, Sicilia e Friuli Venezia Giulia.
Il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale con un livello di formazione terziaria (universitaria o professionalizzante) e il 48,1% profili con un livello di formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale. Confrontando domanda e offerta di lavoratori con una formazione terziaria emerge nel complesso un’offerta insufficiente a coprire le necessità del sistema economico per 9mila unità all’anno, con differenze significative tra i diversi ambiti di studio. Nel dettaglio, si prevede che risulterà più marcata la carenza di offerta di laureati nell’indirizzo medico-sanitario (mancheranno 12mila laureati ogni anno), in quello economico-statistico (8mila unità annue) e di lavoratori con un titolo terziario nelle discipline STEM (6mila unità annue). Considerando nell’insieme gli indirizzi della formazione secondaria di II grado tecnico professionale, si stima che l’attuale offerta formativa complessiva potrebbe riuscire a soddisfare solo il 60% della domanda potenziale nel prossimo quinquennio, con livelli di mismatch più critici per gli ambiti relativi a trasporti e logistica, costruzioni, sistema moda, meccatronica, meccanica ed energia.