Irpef: cambiano aliquote e detrazioni per il ceto medio

Il Senato ha recentemente approvato il Dl Irpef, decreto varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 23 aprile, pensato specificamente per correggere un importante difetto di coordinamento presente nel decreto attuativo della delega fiscale. Quest’ultimo prevedeva inizialmente, solo per l’anno 2024, una riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre. Successivamente, questo meccanismo è stato reso strutturale dall’ultima legge di bilancio. Ora il decreto, che deve essere convertito in legge entro il 22 giugno, passa all’esame della Camera dei Deputati per il completamento del suo iter legislativo.
Il governo sta fortemente spingendo per un taglio delle tasse che possa favorire in particolare il ceto medio, con un focus su possibili correzioni per i redditi fino a 60 mila euro. Parallelamente, sono in corso discussioni sul progetto della pace fiscale, che prevede la rottamazione delle cartelle esattoriali, da pagare in 120 rate tutte uguali distribuite su un arco temporale di 10 anni. Questa questione della pace fiscale sarà probabilmente al centro della prossima manovra finanziaria prevista per l’autunno, quando sarà più chiaro l’ammontare delle risorse che potranno essere reperite, anche grazie alla revisione dei termini relativi al concordato preventivo biennale, la cui nuova scadenza è stata fissata al 30 settembre.
Per sostenere il correttivo sull’acconto Irpef, che consente un calcolo modulato sulle tre aliquote previste, il fondo di parte corrente viene incrementato di 245,5 milioni di euro per l’anno 2026. La compensazione degli oneri, sia in termini di fabbisogno che di indebitamento, sarà realizzata mediante una riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente. Nella relazione illustrativa al provvedimento si spiega nel dettaglio quanto è accaduto: “Limitatamente al periodo d’imposta 2024, sono state rimodulate le aliquote Irpef, riducendo a tre gli scaglioni di reddito, ed è stato innalzato il limite di reddito della no tax area previsto per i lavoratori dipendenti, portandolo allo stesso livello di quello in vigore per i pensionati”. La correzione sull’acconto viene operata sostituendo la frase “i periodi d’imposta 2024 e 2025” con “il periodo d’imposta 2024”.
La nuova soglia per la detrazione sul lavoro dipendente sale a 1.955 euro per chi ha redditi fino a 15 mila euro. Per evitare però che l’incremento della detrazione escluda dal cosiddetto ‘bonus 100 euro’, viene previsto un correttivo specifico: coloro che guadagnano fino a 20 mila euro riceveranno una somma aggiuntiva che non concorre alla formazione del reddito imponibile. A partire dal 1° gennaio 2025, per i soggetti con reddito superiore a 75.000 euro, saranno fissati alcuni limiti per la fruizione delle detrazioni, attraverso un meccanismo di calcolo basato su due parametri fondamentali: il reddito complessivo e il numero di figli fiscalmente a carico. In sostanza, si prevede una riduzione progressiva, all’aumentare del reddito, dell’ammontare massimo degli oneri e delle spese detraibili, ma al contempo sarà garantita una maggiore tutela per le famiglie numerose o per quelle con figli con disabilità accertata, assicurando così un equilibrio tra equità e sostenibilità fiscale.