Libro del mese: La rivoluzione silenziosa

La rivoluzione silenziosa (002)

LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA

Paolo Iacci

Egea

pp. 150 € 19,90

PERCHÉ LEGGERLO: Perché è uno spaccato documentatissimo sul futuro del lavoro, ricco di idee da cui attingere. Breve ma incisivo. Tocca un tema cruciale quale il silenzio organizzativo, oggi diffuso, e che può vanificare qualunque sforzo per rendere la società migliore. Chi può romperlo? E se fossero proprio le nuove leve della Generazione Z?

Una rivoluzione è in atto su vari fronti (geopolitica, economia, vita sociale) tanto da costringerci a ripensare il mondo, le nostre abitudini, la vita stessa. Alcune sono rivoluzioni silenti e intaccano il futuro del lavoro alle fondamenta: la rapida obsolescenza delle competenze, carriere e salari congelati che alimentano demotivazione ed estraniamento, perdita di significato e d’appartenenza. È a queste che Paolo Iacci dedica il suo nuovo libro. Un’opera documentatissima che solleva interrogativi e ipotizza soluzioni, pur nella consapevolezza che quello che funziona oggi, potrebbe diventare obsoleto domani.

Le rivoluzioni degli anni ’70, osserva Iacci, hanno un tratto comune con quelle attuali: entrambe mettono in discussione un sistema consolidato. Ma la differenza sostanziale è che “I movimenti degli anni ’70 erano collettivi, guidati da ideali politici e sociali ben definiti. Oggi il cambiamento è individuale. Manca un’ideologia unitaria che guidi questa “rivoluzione”; la contrattazione psicologica avviene tra il singolo lavoratore e l’azienda, senza intermediazione. Se negli anni ’70 la lotta era esplicita e collettiva, oggi è individuale. È il senso di comunità ad essere infranto. Persino i rapporti di forza si sono ribaltati: i lavoratori con competenze altamente specializzate dettano le regole. Gli altri, restano a casa.

Da fine osservatore dei cambiamenti sociali, Iacci estende lo sguardo sulla “rivoluzione silenziosa” in vari ambiti: dal recruitment alla selezione, dove sorgono fenomeni fino a ieri impensabili come il ghosting, un candidato che dopo una selezione non dà più notizie di sé o nuovi assunti che non si presentano il primo giorno di lavoro. Iacci suggerisce di puntare meno al welfare e più sull’engagement. Va a fondo a temi caldi come le nuove emigrazioni e l’emergenza salariale; sottolinea l’importanza del ruolo giocato dai capi intermedi come primo punto di contatto per i dipendenti in cerca di supporto, orientamento e guida nella soluzione dei problemi. Ma per questo occorre una formazione continua che abiliti le capacità di leadership, perché leader non si nasce. Illustra le opportunità dello smartworking nel rimuovere le barriere geografiche d’accesso ai migliori talenti. Invita a ripensare la comunicazione interna nei processi di change management dove il silenzio organizzativo è il peggior nemico. “Ma l’AI che la sta rivoluzionando tramite chabot intelligenti, personalizzazione dei contenuti, analisi di dati e strategie predittive”. Se non cambiano le persone sarà forse la tecnologia a cambiarci? E infine il benessere psicologico, una priorità per i responsabili HR, e non solo. Ma come rompere le barriere della rivoluzione silenziosa che frena i cambiamenti?

Le leve sono tante e sofisticate. Ma le migliori sono dettate dalla sensibilità umana e dal buon senso. “Alla mensa dei marines – scrive Iacci – gli ufficiali mangiano solo dopo essersi assicurati che la truppa abbia ricevuto quanto necessario. È questo il modello cui attenersi per affrontare con successo il silenzio organizzativo. Ma occorrerebbe un clima lavorativo improntato alla sicurezza psicologica per far sentire le persone libere di esporsi, di obiettare quando serve. Ma quanti capi sono in grado di riconoscere il valore umano, oltre la performance? Di aprire le porte al dialogo?  Di rinunciare a un po’ del proprio potere per far crescere i collaboratori? A condividere un purpose per restituire significato al lavoro? Il libro di Iacci è un invito a intraprendere questa strada. Ma chi potrebbe spianarla? E se fosse proprio la Generazioni Z, con la loro esuberanza, a rompere il silenzio che uccide ogni cambiamento?