Ottobre 24

Libro del mese: Il potenziale nascosto

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IL POTENZIALE NASCOSTO

Adam Grant

Egea, 2024

pp.300, €29.50

Perché leggerlo: perché offre uno sguardo diverso al tema del potenziale umano, smontando molte credenze illusorie.  Perché è ricco di esempi e casi concreti che rafforzano le sue tesi e stimolano una riflessione. Perché Grant scrive in modo brillante ed è sempre piacevole da leggere.

Il nuovo libro di Adam Grant, psicologo delle organizzazioni alla Wharton School, s’inoltra su un tema che ha alle spalle fiumi di letteratura: la scoperta del potenziale umano che, opportunamente gestito, si traduce in talento. Molti credono sia una dote innata. Per Grant no. “Quelle che sembrano doti naturali sono spesso differenze di motivazione e opportunità. C’è poi un bias con cui fare i conti: “In un mondo ossessionato dal talento molti credono che le persone più promettenti siano quelle le cui qualità spiccano sin dall’inizio”. Falso. “Per ogni Mozart che raggiunge la gloria in tenera età ci sono molti Bach che s’impongono lentamente e sbocciano tardi”. Il punto da cui le persone partono non dice molto su dove arriveranno. Inoltre, “La vera misura del potenziale non è l’altezza della vetta raggiunta, ma quanto si è scalato per arrivarci”.

Altra prospettiva interessante sul tema, quella della formazione. Per Grant il potenziale si sviluppa già nella scuola primaria, grazie a quegli insegnanti che non si limitano a somministrare conoscenze, ma aiutano gli studenti a sviluppare abilità fondamentali per la vita quali: la proattività, il comportamento prosociale, la disciplina, la determinazione. Esse consolidano l’impalcatura (o il ponteggio) su cui poggia il carattere. “Nell’apprendimento scolastico le impalcature svolgono una funzione analoga: “L’insegnante fornisce l’istruzione iniziale e la motivazione ad apprendere, per poi rimuovere il supporto (l’impalcatura, appunto) affinché, chi impara, sviluppi da sé un approccio responsabile all’apprendimento”.

La parte la più interessante del libro approfondisce il tema delle Abilità caratteriali da cui scaturirà il talento. Inizia da una distinzione. Il carattere è spesso confuso con la personalità. Sbagliato. “La personalità è la nostra predisposizione, i nostri istinti primari che ci dicono come pensare, sentire e agire. Il carattere è la capacità di far prevalere i valori sugli istinti. La personalità non è il nostro destino, è la nostra tendenza. Le abilità caratteriali permettono di trascendere questa tendenza per rimanere fedeli ai principi” e diventano la nostra forza interiore. E poi, una differenza che fa fa differenza: “Le abilità cognitive ci distinguono dagli animali, ma le abilità caratteriali ci elevano al di sopra delle macchine”.

Fra le altre condizioni che rafforzano il carattere, Grant evidenzia il “Saper stare a proprio agio col disagio”. I piloti, ad esempio, imparano a gestire il disagio intensificandolo. A volte s’impara di più adottando una modalità  d’apprendimento diversa da quella abituale, forse perché richiede più attenzione e impegno. S’impara  anche dai propri errori, se sappiamo riconoscerli e accettarli, anzichè naconderli. Soprattutto s’impara chiedendo consigli  anziché feedback: “Il feedback è retrospettivo, induce le persone a criticarvi o a tifare per voi. I consigli guardano al futuro e spingono le persone a farvi da coach. La domanda da porre è dunque: “Cosa posso fare di meglio la prossima volta?”. Grant lancia poi una provocazione: “Bisogna imparare a diventare imperfezionisti. Puntare all’eccellenza, non alla perfezione. “Eccellere non è solo soddisfare le aspettative altrui, è anche riuscire ad essere all’altezza dei propri standard. Il successo non è avvicinarsi il più possibile alla perfezione, ma superare quanti più ostacoli possibili lungo il tragitto”.

Tante le idee su cui riflettere. Tante le ipotesi sul potenziale . Tanti i suggerimenti per disinnescare la motivazione ad apprendere. Tanti temi sul tavolo, tuttavia non sempre originali, ne’ approfonditi a sufficienza. Un libro “imperfetto”, dunque? In parte. Forse volutamente per essere coerente con “la bellezza dell’imperfezione” di cui Grant si fa qui portavoce.

di Raul Alvarez partner Inalto

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